Il dramma della Shoah attraverso le parole di Oleg Mandić
Il destino di una famiglia perseguitata – Oleg Mandić e la sua famiglia furono vittime della ferocia nazista. Arrestati nel 1944 come prigionieri politici, vennero deportati ad Auschwitz. Suo padre e suo nonno, schierati con i partigiani, riuscirono a sfuggire, ma per Oleg, sua madre e sua nonna iniziò un calvario che avrebbe segnato la loro esistenza.

Un bambino sopravvissuto alla furia nazista
La disumanità del campo di sterminio – Auschwitz rappresentò un incubo per Oleg. La fame, il freddo e la paura erano compagni quotidiani. Il piccolo Oleg assistette a scene di inaudita crudeltà, che lasciarono un segno indelebile nella sua memoria.
La resistenza interiore di un bambino – Nonostante l’orrore, Oleg trovò la forza di sopravvivere. Il sostegno della madre e della nonna gli permise di mantenere viva la speranza. La sua resistenza non fu solo fisica, ma anche psicologica, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento.
La fine dell’incubo: la liberazione – Il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa liberò Auschwitz. Oleg fu tra coloro che riuscirono a uscire da quell’inferno. La gioia della libertà si mescolava al dolore per le perdite subite e alla difficoltà di immaginare un futuro diverso.
Ricostruire una vita dopo la Shoah – Dopo la liberazione, Oleg dovette affrontare il difficile percorso della ricostruzione. Il ritorno alla normalità fu lento e doloroso, segnato dal ricordo dei momenti vissuti nel campo. Ma nonostante le difficoltà, riuscì a costruire un futuro e a trasformare la sua esperienza in un insegnamento.
Una testimonianza per il futuro – Oggi, Oleg Mandić continua a raccontare la sua storia per mantenere viva la memoria della Shoah. La sua voce è un monito per le nuove generazioni, affinché gli orrori del passato non si ripetano. Il suo impegno nella divulgazione storica è un contributo fondamentale per la costruzione di un futuro di pace.